Correre nel cinema




Forrest Gump

Forrest Gump, affetto da un leggero deficit mentale, racconta seduto su una panchina il suo avventuroso passato e il suo amore per Jenny Curran. Forrest ha affrontato vari momenti della storia americana, compresa la guerra in Vietnam, riuscendo però a cavarsela in qualsiasi situazione.

La vita di Forrest Gump è veramente incredibilcapita"; ma se ci guardiamo questo film, siamo sicuri di pescarne uno dei pie e ricca di sorprese; ne rimaniamo subito ammaliati, soprattutto grazie a lui, Forrest, una persona decisamente speciale. Attraverso i suo occhi privi di corruzione e qualsivoglia malizia, nel film di Robert Zemeckis "Forrest Gump", vincitore di sei premi Oscar, ripercorriamo gli ultimi quarant'anni della storia americana, catturandone aspetti e significati diversi e del tutto nuovi. Il regista Robert Zemeckis ("Ritorno al futuro", "Chi ha incastrato Roger Rabbit") è abilissimo nel narrarci questa originale vicenda, confezionata ad arte per suscitare profonde emozioni. Come la piuma che compare all'inizio del film, noi spettatori veniamo trasportati da un posto ad un altro, ed incontriamo tanti curiosi personaggi più o meno noti, come il burbero tenente Dann (un meraviglioso Gary Sinise) o Buba (Mykelti Williamson), con la sua grande passione per i gamberetti, o ancora, anche se fugacemente, figure mitiche come John Lennon ed Elvis, inseriti nel film grazie a degli ottimi effetti speciali. Durante questo viaggio ci si diverte e ci si commuove spesso, e veniamo pervasi da una sensazione di malinconica leggerezza. In sottofondo poi, ad accompagnarci, c'è una bellissima colonna sonora di Alan Silvestri che segue fedelmente lo scorrere degli anni, e raggiunge il culmine nella struggente melodia finale. Concludendo è impossibile non menzionare l'interpretazione magistrale del premio Oscar Tom Hanks, priva di facili manierismi per colpire ed emozionare, come del resto tutta la pellicola, che riesce a lasciare il segno senza lucrare sulla difficile condizione del protagonista. Forrest Gump dice che "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ù dolci. 





Momenti di gloria
Tratto dalla vera storia degli universitari di Cambridge 
che parteciparono alle Olimpiadi del 1924 a Parigi. 
Il film vinse 4 premi oscar.

Parigi, Olimpiadi del 1924. Due atleti vincono le più importanti gare di corsa. Sono ambedue inglesi ma profondamente diversi. Eric Liddell appartiene alla Chiesa cristiana scozzese ed è convinto che correre sia uno dei modi a lui concessi per rendere onore a Dio (vent'anni più tardi morirà come missionario in Cina). Harold Abrahams è invece ebreo e trova nello sport (e nella vittoria) un modo per sconfiggere i pregiudizi sociali sul suo conto. Il film percorre le tappe del progressivo avvicinamento di entrambi al successo, ne ricostruisce le motivazioni interiori e i profondi dubbi esistenziali. Hudson ci fornisce un quadro d'insieme della società dell'epoca riuscendo a evitare a ogni inquadratura il ritratto di maniera che fa tanto "cinema sull'Inghilterra del buon tempo andato". I tempi non erano poi così buoni, ci dice il regista, e prevenzioni e razzismi erano all'ordine del giorno. Anche se, forse, prevaleva una maggior dose di autoanalisi individuale in assenza di anabolizzanti e affini. Il regista (Oscar 1981 come miglior film, sceneggiatura originale, colonna sonora, costumi) riesce a sfuggire a tutti i cliché del cinema "sportivo" proponendoci una ricerca interiore che si muove sulle gambe degli atleti (da antologia, nella sua linearità, la sequenza dei titoli di testa), ma non si lascia prendere da ritmi inadeguati. Abrahams e Liddell sono due persone complete, la sceneggiatura non tende a farli diventare simboli di nulla. La tesi, come sempre accade quando il cinema si rifiuta di diventare un pamphlet con note a piè di pagina, emerge dall'articolazione narrativa e dalla capacità di Ben Cross e Ian Charleson di rendere credibili anche le titubanze apparentemente più assurde per uno spettatore moderno. Vangelis viene in aiuto con una colonna musicale in cui mostra di aver perfettamente compreso qual è il senso della partitura dell'intero film. Non rinuncia all'epicità stemperandola contemporaneamente in una scrittura attenta a non perdere di vista l'aspetto intimo delle vicende narrate. Anche l'uso dei ralenti, spesso a doppio taglio nei film che si occupano di argomenti sportivi, si rivela attento a non scadere nel virtuosismo fine a se stesso ma è finalizzato alla restituzione di una dimensione emotiva che le frazioni di secondo della tecnologia moderna relegano in una collocazione secondaria rispetto all'esaltazione dell'uomo-macchina. Liddell e Abrahams sono, e restano nonostante tutto, uomini.


Gioventù, amore e rabbia 
(The Loneliness of the Long Distance Runner) (1962), 
regia di Tony Richardson

Colin Smith, in riformatorio per furto, è un bravissimo corridore. Vincere l'annuale gara campestre vorrebbe dire rimettersi in pace con il mondo, con il direttore del riformatorio e con se stesso. A pochi metri dall'arrivo e con grande vantaggio sul secondo, Colin si ferma. Scritto (benissimo) da Alan Silitoe a partire da un proprio romanzo, un film avvincente e libertario che divenne il manifesto del Free Cinema e dei giovani arrabbiati inglesi. L'attacco alle istituzioni culmina nel gesto di ribellione finale, con l'indimenticabile Courtenay che si ferma beffardo davanti ai rappresentanti del potere e sceglie di non vincere. Da applauso.


Senza limiti 
Without Limits (1998)


La vita, privata e sportiva, dell'atleta, specialista delle lunghe distanze, Steve Prefontaine, giovane campione di atletica leggera, morto uno soli 24 Anni, in auto delle Nazioni Unite di Incidente. Un uomo Sempre in corsa, sia fuori che dentro le piste, che non ha mai smesso di lottare contro le ingiustizie della Società Sportiva e non.